Era l’anno 1592, quando il brigante Marco Sciarra e i suoi compagni si trovavano sui Monti Ruffi, proprio sotto Cerreto Laziale. Sciarra chiese al borgo un passaggio sicuro, in cambio non li avrebbe attaccati.
Per i cerretani era un bel problema. Da una parte il temuto brigante che si definiva sì “Flagellum Dei” ma anche “inviato da Dio contro gli usurai e quelli che posseggono denaro improduttivo” per l’abitudine di togliere ai ricchi per donare ai poveri. Dall’altra c’era l’esercito del papa che, da tempo, aveva fatto mettere una taglia sulla sua testa.
Memori dei castelli dei Monti Ruffi fatti distruggere qualche anno prima da Sisto V per contrastare il brigantaggio, i cerretani ebbero paura e rifiutarono.
I briganti si accamparono nei fienili fuori dal borgo e lo assediarono. Passate due settimane, i cerretani dovevano trovare una soluzione; così, ispirati dal racconto biblico di “Sansone e le volpi incendiarie”, la notte tra il 24 e il 25 aprile, presero una gatta, le legarono della stoffa imbevuta di pece sulla coda e, dopo averle dato fuoco, la buttarono verso i fienili in cui dormivano i briganti. Il povero animale correndo con la coda in fiamme appiccò un incendio. Viste le fiamme, gli abitanti dei paesi vicini accorsero gridando mentre i cerretani attaccarono i briganti che, presi di sorpresa, fuggirono. Il borgo era salvo!
Questa storia, a metà tra verità e leggenda, è rievocata il 25 aprile di ogni anno con il Palio della Gatta; naturalmente nessuno più immagina di far male alla povera gatta, anzi la sua statua è solennemente portata in corteo su un soffice cuscino. Un’altra statua della gatta leggendaria si trova in una piazza del centro storico, divertitevi a trovarla…