La braciolata di “Cammorata” finita male


Il 9 gennaio del 1859, un uomo che abitava nella parte più bassa di Camerata Vecchia, “Cammorata” come si chiamava un tempo, macellò il maiale e decise che avrebbe cenato con una bella braciola alla griglia.
Accese il camino e fu subito un allegro scoppiettare ma alcune scintile finirono sul soffitto di legno che prese fuoco. C’era un forte vento di maestrale quella sera, e le fiamme divamparono in tutto il paese.
Benché aiutati dagli abitanti dei paesi vicini, i camoratesi non riuscirono a spegnere l’incendio che distrusse il borgo. Sconsolati dovettero trasferirsi a valle, nell’attuale Camerata Nuova, che Pio IX fece ricostruire in meno di due anni. Tra i tanti, quella notte accorse, da Cervara di Roma, anche il pittore svizzero August Weckersser che s’ispirò alla tragedia per il quadro Incendio nei monti della Sabina, di cui potete vedere una copia nella sala consiliare del Comune di Camerata Nuova.
Si dice però che la storia della braciola sia solo un’invenzione diffusa dal papa e dal re Borbone. Arroccato sui Monti Simbruini, al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie (di cui ancora oggi si possono vedere gli antichi cippi), Camerata Vecchia era un borgo inespugnabile, e spesso vi si rifugiavano briganti e nobili in contrasto con i loro sovrani. Stanchi di doverla combattere i due si sarebbero accordati per incendiarla e chiudere per sempre i conti con “Cammorata”.
Non si saprà mai qual è la verità, ma la sua bellezza romantica affascina ancora e, benché distrutta, con il suo imponente muraglione difensivo e i ruderi delle case che svettano da una rupe sui monti Simbruini, Camerata Vecchia è una dei luoghi più affascinanti che s’incontrano lungo il Sentiero Coleman.
I camoratesi, non hanno mai dimenticato il loro vecchio borgo e ogni anno, in gennaio, ricordano l’incendio con la Sagra della Braciola, servendo le ottime carni di produzione locale.


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