Pizzutello di Tivoli

L’uva del cardinale

L’uva del cardinale

Terreni fertili e assolati, una rete di canali irrigui, il particolare microclima creato dalla vaporizzazione dell’acqua delle cascate e delle fontane di Villa d’Este, e tanta dedizione: è questo l’insuperabile mix che rende il Pizzutello di Tivoli una delle migliori uve da tavola italiane.
Qui coltivare il Pizzutello è una questione di cuore, una passione che si tramanda di padre in figlio. Polposa, dolce e croccante, l’uva corna, com’è chiamata in dialetto, si riconosce dagli acini, lunghi e ricurvi, e dalla buccia sottilissima.



Uve Pizzutello di Tivoli un Presidio Slow Food in un paesaggio d’incanto



Si produce in un’area ristretta: i terrazzamenti del baratro tiburtino e gli orti della Valle Gaudente. Un paesaggio agrario che dialoga con il Santuario di Ercole Vincitore e i giardini della Villa d’Este da cui tutto è iniziato. Fu, infatti, il cardinale Ippolito II d’Este, nel Cinquecento, a importarlo dalla Francia per impiantarlo negli Orti Estensi da cui si diffuse con successo in un territorio piccolo, ma dalle caratteristiche uniche, che ne hanno poi fatto un Presidio Slow Food.
L’impianto dei vigneti è rigorosamente a pergolato su pali di castagno e canne incrociate, di tanto in tanto arricchito da profumate piante di rose per favorire l’impollinazione. Dopo mesi d’incessante lavoro, potature, sarchiature e legature, dalla fine di agosto, e fino ai primi di ottobre, si può finalmente gustare tutta la dolcezza del Pizzutello di Tivoli, che la città festeggia con la storica sagra, evento clou del Settembre Tiburtino.


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