Nel Trecento, quando fu costruita, la Chiesa di San Giovanni Evangelista era inserita all’interno delle mura medievali, a ridosso dell’omonima porta cittadina. Ora, inglobata nel nuovo complesso ospedaliero, passa quasi inosservata ma, da oltre un secolo, i suoi splendidi, quanto enigmatici, affreschi accendono la discussione tra gli studiosi.
Se tutti sono stati concordi nell’attribuire a Francesco Salviati le undici scene manieriste che decorano la parte superiore della navata, così non è per la paternità dei dipinti quattrocenteschi dell’abside e del sott’arco d’ingresso. La bellezza dei volti, le sfumature cromatiche e la composizione prospettica hanno, inizialmente, suggerito una realizzazione del Perugino; in seguito sono stati proposti Melozzo da Forlì, il Maestro di Tivoli e, finora il più accreditato, Antoniazzo Romano.
Al di là dei dubbi, resta l’ammirazione per la grazia dell’Assunzione della Vergine e degli episodi della vita di san Giovanni Battista, sulle pareti absidali; il Cristo Docente con gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa, raffigurati sulla volta; il san Domenico e le dodici Sibille che decorano il sott’arco; tra cui, sulla sinistra, la Sibilla Tiburtina che, dice la leggenda, predisse ad Augusto la nascita di Cristo.