Villa d’Este


Capolavoro del Rinascimento e sito UNESCO

Spruzzi, schizzi, zampilli, cascate trionfali e saloni affrescati: Villa d’Este a Tivoli è un capolavoro assolutamente da non perdere, dichiarato nel 2001 Patrimonio dell’Umanità. Ogni angolo di questa residenza principesca vi farà rivivere i fasti del Rinascimento.
Villa d’Este è una sintesi perfetta di arte e natura, in cui architettura, scultura e ingegneria idraulica si fondono in un’opera di straordinaria creatività che divenne un modello per i giardini di tutta Europa.
Fu progettata da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito II d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, che, nominato governatore di Tivoli nel 1550, volle una dimora che uguagliasse le grandi corti europee in cui era vissuto.
Per realizzare il palazzo fu demolita una parte del monastero annesso alla Chiesa di Santa Maria Maggiore; le stanze furono decorate dai migliori artisti tardo-manieristi: Livio Agresti, Taddeo e Federico Zuccari, Gerolamo Muziano, Cesare Nebbia, ma è il parco che lascia letteralmente incantati.
Si estende, per circa quattro ettari, sui ripidi pendii della Valle Gaudente che il Ligorio rimodellò creando terrazzamenti, collegati da scalinate e viali alberati, che ospitano meravigliose fontane, ninfei, peschiere, e grotte con mosaici e giochi d’acqua. Villa d’Este è un vero giardino delle meraviglie in cui via via si scopre l’estrosa cascata della Fontana dell’Ovato, un grande ninfeo, ornato da colonne che creano un passaggio sotto l’acqua scrosciante mentre, nella parte superiore massi e rocce simboleggiano i Monti Tiburtini su cui sono poste una statua della Sibilla Tiburtina e altre due divinità da cui simbolicamente sgorgano i fiumi Aniene, Erculaneo e Albuneo; la lunga sequenza di fiotti d’acqua, disposta su tre ordini verticali, che sgorgano da mascheroni e animali fantastici del Viale delle Cento Fontane; la Rometta, una riproposizione, in miniatura, dei monumenti dell’antica Roma e delle cascate tiburtine che sprofondano in una vasca in cui una barca simboleggia l’isola Tiberina; la Fontana dell’Organo, dotata di un meccanismo idraulico che riproduce un brano musicale; i potenti getti della Fontana dei Draghi, racchiusa da due scaloni semicircolari con conchiglie, incise nel corrimano, in cui l’acqua saltella allegramente; la Scalinata dei Bollori, dai parapetti formati da vasche rettangolari con uno zampillo centrale così basso che sembra ribollire; la Rotonda dei Cipressi, con i suoi alberi secolari dalle forme contorte; la Fontana della Diana di Efeso, un’allegoria della natura, e tante altre meno spettacolari ma sempre molto affascinanti.
Ippolito II morì nel 1572 e volle essere sepolto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, accanto alla sua Villa che fu completata dai nipoti: i cardinali Luigi, Alessandro e Rinaldo d’Este. Nell’Ottocento, per via ereditaria, Villa d’Este passò agli Asburgo e, dopo la Prima Guerra Mondiale, allo Stato Italiano che, tra il 1920 e il 1930, operò un imponente restauro per aprirla al pubblico. Durante i lavori, fu modificata la Cascata del Bernini creando la Fontana di Nettuno che, con i suoi altissimi getti, corona il trionfo dell’acqua.

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Villa d’Este

come arrivare



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