Villa Gregoriana


Una cascata di oltre 120 metri tra le vedute più amate del Gran Tour

Il profumo delle essenze che ombreggiano i sentieri; il suono dell’acqua, un leggero sottofondo che diventa fragoroso ogni volta che ci si avvicina alla grande cascata dell’Aniene; le goccioline sulla pelle e quella voglia di tendere la mano dalle balconate, quasi a toccarla; i resti delle costruzioni romane, le grotte e le concrezioni calcaree; non è il regno degli elfi siete nel parco di Villa Gregoriana; il meraviglioso giardino romantico adattato, nell’Ottocento, sull’orrido della Valle dell’Inferno.
Un luogo famoso da sempre. Già la letteratura latina descriveva l’eccentrica Villa di Manlio Vopisco e i gorghi sotto l’antro della Sibilla Albunea, cioè bianca come l’acqua spumeggiante; i migliori musei d’Europa espongono dipinti, disegni, e incisioni realizzati dagli artisti del Grand Tour tra Sei e Settecento; persino Miollis, generale di Napoleone, volle esplorarlo calandocisi con una corda.
Ma tanto era bello il baratro quanto soggetto a piene disastrose. Nonostante gli antichissimi canali, scavati dai romani per scolmare le acque, periodicamente le inondazioni si ripetevano. Quella del 1826 provocò danni enormi, così papa Gregorio XVI decise di realizzare gli imponenti cunicoli che forano Monte Catillo, da cui oggi fuoriesce la grande cascata, che con due salti colma un dislivello di oltre 120 metri, e dare un nuovo assetto a tutta l’area. Fu così che, nel 1836, la Valle dell’Inferno divenne un giardino paradisiaco dove si creò lo scenario naturale che ancora affascina.




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