Sapete che il fiume Aniene deve il suo nome a un re etrusco? Le origini di questa storia si perdono nella notte dei tempi; prima ancora della fondazione di Roma.
Il re Anio aveva una figlia bellissima: Salia. Cetego, un giovane della guardia reale, se ne era innamorato ma sapeva bene che il re non gliela avrebbe mai fatta sposare, così un giorno la rapì e fuggì verso l’antica Tibur.
Quando Anio se ne accorse, fu accecato dalla rabbia. Doveva assolutamente riprendersi la figlia e punire Cetego. Cavalcò giorno e notte alla testa dei suoi soldati finché non arrivò sulle rive del fiume Parenzio. Un fortissimo temporale aveva ingrossato il fiume. Era impossibile attraversarlo ma Anio incurante del pericolo, si gettò con il suo cavallo tra le rapide; la corrente era così forte che in un attimo fu travolto. Da quel giorno il fiume Parenzio, in onore del re, si chiamò Aniene; si dice anche che, nei periodi di piena, ancora oggi, si sentono le grida di Anio che chiama disperato la sua Salia.
Di questa leggenda c’è anche un’altra versione che vede Catillo, figlio di Catillo d’Arcadia il fondatore di Tivoli, al posto di Cetego. Secondo questa storia Catillo fuggì con Salia sul monte che sovrasta l’Aniene e che oggi domina la grande cascata di Villa Gregoriana. Subito dopo che Anio fu travolto dalle acque i due giovani videro un bagliore, era lo spirito del re che portò in salvo Salia e pietrificò Catillo intrappolandolo per sempre sul monte che da allora porta il suo nome.
La storia del re Anio è splendidamente illustrata negli affreschi dei saloni della Villa d’Este dedicati ai miti della fondazione di Tivoli, mentre l'Aniene è rappresentato nella Fontana dell'Ovato.