Incastonati nella rupe su cui sorge il Convento di San Cosimato, gli Eremi di San Benedetto sono un luogo di grande fascino, dove la natura parla al cuore e alla mente. Dal giardino del convento una scalinata scavata nella roccia scende fino alle grotte dove, nei primi secoli del Cristianesimo, si stabilì una comunità di monaci anacoreti.
Il panorama tocca le corde più intime: le balconate a picco sull’Aniene; la parete, modellata dal carsismo, con l’affascinante gioco di spechi e anfratti; il portale modanato della chiesa di San Michele Arcangelo, interamente scavata nella roccia. All’interno gli affreschi secenteschi raccontano storie della vita di san Francesco d’Assisi e il tentativo di avvelenamento di san Benedetto. Secondo la tradizione, infatti, divenne abate del cenobio su invito degli stessi monaci. Dopo un po’ non sopportando la sua rigida Regola tentarono di ucciderlo con un calice di vino avvelenato; san Benedetto, però, con il semplice gesto della benedizione lo mandò in pezzi; lasciò, quindi, i monaci e tornò a Subiaco.
In origine il complesso comunicava con un secondo gruppo di grotte a cui si accede dal giardino dell’albergo sul retro del convento. Vi si trovano alcune celle dei monaci, la cappella rupestre in cui visse san Benedetto e, al livello più basso, gli antichi acquedotti romani.