Le strade e molti sentieri escursionistici che oggi percorrono la Valle del Giovenzano erano antiche vie, controllate dagli equi, che la collegavano a Roma, all’Etruria, alla Sabina, all’Abruzzo e al Sannio.
Soprattutto nell’ultima fase della conquista romana, gli equi crearono una serie di stazioni collinari fortificate (gli oppida) che utilizzavano per piombare di sorpresa sul nemico. Una tecnica di guerriglia scaltra che non fu, però, sufficiente perché, come tramanda Tacito, nel 304 a.C. l’esercito romano distrusse e assoggettò trentuno oppida in soli cinquanta giorni. Ancora oggi i resti di queste strutture, su cui a volte si sono innestate costruzioni romane, emergono dal terreno disegnando un’interessante geografia del passato.
Il sito più grande si trova sul colle Cocciaregliu, alla base del paese, dove si possono ammirare grandi platee sostenute da ampi tratti di mura poligonali. Si pensa che anche Trebula Suffenas, sul colle di fronte, fosse un antico oppida riqualificato. Altri basamenti, su cui poggiano costruzioni romane, si trovano sotto il colle di Santa Liberata e lungo l’antica Via Trebulana, dove affiora la villa romana dei Grottoni. Infine, in località Quarantelle si può percorrere il tracciato di una strada che porta a un santuario equo.
Nei giardini pubblici di Ciciliano una grande mappa offre un quadro d’insieme delle postazioni, ben segnalate sul posto da cartelli informativi.