Uno degli scorci più belli di Tivoli è lo scenario dei due splendidi templi romani a pochi passi da Villa Gregoriana: per secoli si è creduto che uno di essi fosse dedicato alla Sibilla Tiburtina, decima fra le profetesse venerate nell’antichità, tanto che una via e lo stesso quartiere ne prendono il nome.
Si dice che fosse una bellissima ninfa delle acque; chiamata anche Sibilla Albunea perché abitava vicino alle spumeggianti cascate naturali del baratro dell’Aniene, proprio qui fu ritrovata una sua statua con il libro delle profezie in mano.
Svetonio, nella biografia di Ottaviano Augusto, racconta che l’imperatore consultò la Sibilla Tiburtina per sapere se avesse dovuto farsi adorare come una divinità. La Sibilla gli predisse la nascita di Cristo, l’unico Dio al quale egli stesso avrebbe dovuto offrire un sacrificio; Augusto donò quindi un altare per il Campidoglio, dove oggi si trova la chiesa detta appunto dell’Ara Coeli.
Secondo le cronache medievali la Sibilla Tiburtina avrebbe interpretato anche il Sogno dei Nove Soli, fatto da cento senatori romani, spiegando che ogni sole rappresenta una generazione futura e che dopo l’ultimo sole ci sarebbe stato il Giudizio Universale.
Il mito della Sibilla Tiburtina era molto conosciuto, tanto da essere riprodotto in molti libri e dipinti. A Tivoli è raffigurata negli affreschi della Chiesa di San Giovanni Evangelista e a Villa d’Este, nei dipinti che decorano i saloni e nella gigantesca statua della fontana dell’Ovato.