Chiesa di Sant’Anatolia


Una tradizione millenaria per la santa patrona degli zingari

Tracce di una storia antichissima si ritrovano nella Chiesa di Sant’Anatolia che, seppur restaurata più volte, conserva tutto il fascino sobrio e austero dell’Alto Medioevo.
La Chiesa di Sant’Anatolia fu fondata, nel VI secolo, da papa Gregorio Magno nella pianura ai piedi di Gerano; una zona che già in epoca romana era attraversata da un’importante strada di collegamento con l’Abruzzo, ed era utilizzata per le “nundinae” (mercato di bestiame e prodotti agricoli). All’epoca della sua costruzione qui si trovavano: una curtis dominica (residuo della trasformazione alto medievale di alcune ville rustiche); due sepolcri monumentali del II secolo e delle inumazioni in laterizio. Parti di marmo scolpito di queste tombe le ritroviamo oggi inserite nelle mura ai lati dell’ingresso e all’interno della chiesa, arricchita, nel Seicento, da affreschi e da statue in stucco policromo.
Nel 932, l’abate di Subiaco Leone III ritrovò, nelle campagne della Valle del Turano, le spoglie di Sant’Anatolia e Sant’Audace e le fece trasportare, con un solenne corteo, nei monasteri benedettini di Subiaco in cui si trovano tuttora. Una tappa importante della processione fu proprio la Chiesa di Sant’Anatolia. Da allora il 10 luglio, ricorrenza del martirio della santa, si ripete il rituale celebrativo unendovi, come nella tradizione romana, anche una fiera agro-artigianale. Agli inizi del Quattrocento la santa divenne patrona delle comunità zingare della Marsica che ancora oggi in occasione delle celebrazioni si riversano a Gerano per venerarla.



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